Scosse per il co-working solidale, cooperativo e mutualistico
La crisi economica e finanziaria sta avendo un impatto devastante sul mercato del lavoro e, unita alle politiche restrittive e scellerate dei governi, procede verso il sistematico smantellamento del welfare e dei servizi pubblici fondamentali, producendo povertà e disoccupazione ,alimentando ansia, insicurezza e solitudine.
Per arginare la grande difficoltà dei lavoratori e delle lavoratrici delle nuove generazioni – divisi tra la difficoltà a trovare un impiego, lo sfruttamento economico, l’isolamento professionale, il ricatto del lavoro nero, gli incarichi raramente retribuiti, l’impossibilità a sostenere i costi di un luogo fisico dove esercitare in modo indipendente la propria professione – è sempre più importante trovare risposte e rimedi di prossimità che mettano a valore il capitale sociale, relazionale, le competenze e l’operosità dei giovani, incentivando innovazione, auto reddito e produttività.
Chi vuole intraprendere forme di lavoro autonomo o attività associative deve potere avere accesso a forme di sostegno per l’avviamento lavorativo e per i ridurre i costi di start-up, così ingenti soprattutto nel settore culturale e sociale, e deve poter usufruire di spazi e attrezzature messi a disposizione dagli Enti Locali per favorire la nascita e la messa in rete di nuove esperienze autonome e produttive di lavoro.
Cowork è un neologismo che deriva dall’unione delle parole “cooperation” e “work”: una cooperazione lavorativa che ha l’obiettivo concreto di risolvere i problemi di budget (costi di affitto, attrezzature, strumenti) e di provvedere a tutto ciò che si rende necessario per svolgere il proprio lavoro, qualunque esso sia.
Il coworking si realizza in spazi più o meno grandi (suddivisi normalmente in postazioni di lavoro; una meeting room per le riunioni e uno spazio cucina) supportati da una connessione internet wi-fi e dotati di tutte le attrezzature pnecessarie (armadietti, fotocopiatrici, stampanti, scanner e fax).
Dopo una grande diffusione negli Stati Uniti e nel Nord Europa, negli ultimi anni il co-working ha preso vita anche in Italia, come nel caso di ”La Pillola” a Bologna e il network di “The Hub” che ha sede in diverse città. Si tratta di spazi privati che applicano “la formula di coworking puro, dove la tendenza contemporanea del lavoro creativo e freelance alla condivisione di spazi, attrezzature, progetti ed esperienze, trova destinazione naturale” (www.lapillola.net) e che offrono postazioni a pagamento secondo tariffari prestabiliti (accesso spazio ore/mese e accesso a vari altri servizi).
Ma il co-working può essere anche altro e può avere una marcia in più. Per le socie fondatrici di SCOSSE, il co-working non è solo una risposta logistica – affitto condiviso di uno spazio per razionalizzare le risorse economiche di ciascun partecipante – ma è soprattutto: (1) una strada per sperimentare forme nuove di organizzazione e autogestione del lavoro, (2) una risorsa per avviare un nodo di scambio, progettazione e collaborazione tra professionalità e realtà diverse in spazi condivisi, (3) un contenitore e un contenuto per supportare l’inclusione sociale, la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, le pari opportunità, (4) uno spazio fisico in cui mettere competenze, sinergie e creatività per contaminare (e farsi contaminare) dal territorio attraverso servizi, percorsi di formazione, incontri.
Per noi, uno spazio di coworking è solidale, perché sostiene un progetto politico di lotta per un modello diverso di società e di economia basato sulla cooperazione, non sull’individualismo e sulla logica del profitto; perché incoraggia la diffusione di una economia fondata sullo scambio, sul dono e sulla sostenibilità,. E’ cooperativo, perché si basa sulla progettazione e il lavoro collettivo, favorisce l’inserimento lavorativo di soggetti marginalizzati o deboli. E’ mutualistico, perché è in grado di sopperire, con progetti condivisi e partecipati da lavoratrici e lavoratori, all’assenza di tutele pubbliche e all’estrema onerosità di quelle private, migliorando radicalmente le condizioni di vita e di lavoro di chi vive nella condizione del Quinto Stato.
L’obiettivo di SCOSSE è di sostenere questo modello di coworking, attraverso la partecipazione a varie attività e progetti, attraverso la realizzazione di iniziative pubbliche di sensibilizzazione, informazione e formazione.
Promuovendo il coworking solidale, cooperativo e mutualistico incoraggiamo la formazione di un nuovo modello di cittadinanza che contrasti lo sfruttamento capitalistico, l’esclusione sociale e la precarietà.
Monica Pasquino, Presidente di SCOSSE
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