A Roma l’amore conta più dell’ideologia del gender
Qualche giorno fa sono stata taggata in una foto apparsa su facebook. Era una signora preoccupata perché sua figlia, quel giorno, era uscita dalla scuola materna con un volantino, che le era stato consegnato dalle educatrici.
Era un volantino che invitava i genitori a un incontro in parrocchia per imparare a difendersi dalla “nuova dittatura della ideologia gender”.
Quello promosso dalla Chiesa S. Maria Regina dei Martiri, nel quartiere Dragona a Roma, è l’ennesimo tassello di un puzzle che va avanti da mesi, tra organi di stampa clericali, sentinelle psicotiche, forze di estrema destra e confederazioni dalla fattura medievale.
Obiettivo dichiarato è alimentare una campagna di diffamazione verso ricerche, esperienze e progetti che promuovono la cultura di genere e dei pari diritti. E’ una guerra contro il pluralismo democratico e la laicità del nostro Paese, prima ancora che un attacco alla cultura della contemporaneità e all’autorevolezza scientifica dei Gender Studies.
Nel corso della riunione il sacerdote, supportato da una psicologa, ha sostenuto che i progetti che si realizzano nelle scuole per valorizzare le differenze, prevenire il bullismo e la violenza sulle donne sono: “frutto di una mentalità del mondo diversa da quella della Chiesa” e per questo i cattolici devono adoperarsi per cancellarli dalle scuole pubbliche. Sono espedienti per far avanzare “l’ideologia gender”, così definita dal parroco perché, in modo simile alle “ideologie del nazismo e del comunismo”, anche “l’ideologia gender vuole mettere le mani sui figli e imporsi con forza estrema”.
La sala era piena. Il silenzio della platea pesante. Lo scoramento che si impossessava di me scendeva dalla testa alla pancia e rapido risaliva dall’addome alle tempie.
La laicità, un dato di fatto ormai per molte famiglie credenti, un concetto così semplice da comprendere, la cui assenza genera fenomeni di fondamentalismo e integralismo religioso, un principio dell’ordinamento italiano per garantire una civile convivenza fra tutti, a prescindere dalle diverse connotazioni di ciascuno (etiche, religiose, etniche, politiche…), era lontana epoche dalle parole che si susseguivano.
Nella società contemporanea, multiculturale e multireligiosa, la laicità dello Stato, con la sua neutralità rispetto alla questione delle verità religiose e con la separazione tra la sfera politica e quella religiosa, costituisce un punto di riferimento fondamentale.
Laica non è una persona che non ha una morale; anche i laici, come tutti gli esseri umani, credono ed esprimono. E amano. E spesso diventano una famiglia. E a volte scelgono di celebrare la loro unione pubblicamente, se gli viene concessa la libertà di scelta.
Ieri, con la registrazione delle prime unioni civili, Roma è stata la Capitale di quel diritto e del desiderio, laicamente riconosciuto, di essere felice anche se si è “fuori dal coro”.
Il principio di laicità dello Stato, che non è altro che principio di democrazia, difesa del pari diritto, riconoscimento della libertà di coscienza, ieri sembrava essere un dato acquisito una volta per sempre nell’olimpo del Monte Capitolino.
Il Campidoglio ieri era ancor più bello del solito e brillava di una luce magnifica, che rifletteva negli occhi delle tante coppie vestite a festa che salivano le sue scale. Era la casa di tutta la cittadinanza, aperta e accogliente, come, purtroppo, non sempre sa essere.
Monica Pasquino, Huffington Post 21/05/2015
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