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Quale educazione sessuale? Il caso Erickson

Da Team Scosse
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Pubblichiamo poche ma significative pagine del Manuale di educazione sessuale. Teoria e metodologia di Fabio Veglia. Nonostante il dichiarato intento della casa editrice Erickson di unire metodologie innovative con saperi scientifici, il manuale risulta un ginepraio di idee poco chiare al limite del ‘sentito dire’, di un lessico confuso e inappropriato e di pericolose dichiarazioni obsolete.
Già dalle prime righe, si evince un uso poco chiaro di concetti basilari, quali:  sesso biologico, identità di genere, orientamento sessuale e performatività dei ruoli di genere socialmente costruiti.
L’approccio dell’autore all’educazione sessuale rivela presto la problematicità della retorica etero e cis normativa che, sulla base di stereotipi e pregiudizi, non solo esclude e silenzia le identità ed i vissuti delle persone LGBTQIA+, confinando orientamenti sessuali ed identità di genere non binarie nel patologico, ma rischia anche di alimentare atteggiamenti e comportamenti omo, bi e transfobici.
Inoltre, Veglia si arroga il diritto di banalizzare le esperienze di soggettività omosessuali, bisessuali e transgender, definendole, nel corso del capitolo, “insicurezze”, “capricci”, “momenti di confusione”, e le relega tra fantomatici “disturbi psicopatologici”, “patologie severe della personalità e della coscienza”, condizioni “da curare” attraverso “esperienze correttive sul piano affettivo e sessuale” e “di cui cercare le cause”.
Un manuale, dunque, di cui non sentivamo il bisogno e che esemplifica tutte le ragioni per cui, ogni giorno, cerchiamo di offrire un’alternativa a concezioni retrograde e stereotipate.
Ribadiamo l’importanza cruciale della scuola e di un’educazione alle differenze inclusiva ed intersezionale, in grado di decostruire e superare le discriminazioni.
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