Chi ha paura dell’educazione sentimentale e sessuale a Roma?
Oggi pomeriggio torna in discussione nel Consiglio Comunale di Roma Capitale una proposta presentata dal Consigliere comunale G. de Palo lo scorso 12 giugno, dal titolo: “Nuove forme di collaborazione scuola– famiglia per progetti educativi da svolgersi nell’ambito degli asili nido, delle scuole per l’infanzia” e oggi nuovamente in esame.
Con questa delibera si vuole istituire – si legge nel testo — una “cabina di regia che coinvolga il Forum Nazionale delle Associazioni dei Genitori nella Scuola (FORAGS) laziale e l’associazionismo familiare e genitoriale” per l’approvazione preventiva dei “progetti didattici ed educativi inerenti l’educazione sentimentale /sessuale” negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia di Roma Capitale. Questa proposta, a nostro giudizio, ha l’obiettivo di penalizzare l’autonomia e le competenze degli organi collegiali degli istituti scolastici, istituendo vere e proprie forme di “controllo”.
Per i no addetti ai lavoro: il FORAGS, istituito per favorire la consultazione dei genitori e migliorare la cooperazione tra Scuola e genitori, attualmente nel Lazio conta su una rappresentanza di parte, essendo formato da 4 associazioni di cui tre fanno riferimento esplicito all’etica cattolica: Associazione Italiana Genitori, Associazione Genitori Scuole Cattoliche, Movimento Italiano Genitori, Coordinamento Genitori Democratici.
In Consiglio, la scorsa settimana la maggioranza si è spaccata sulla delibera prima messa in discussione e poi “momentaneamente” accantonata prima del voto per trovare un accordo tra le parti in Aula ed essere poi votata al termine della seduta. Ma il provvedimento in serata non e’ stato più licenziato e tornerà in discussione oggi pomeriggio.
Sel è compatta nella valutare negativamente la proposta, mentre il Pd si dividerà tra chi voterà a favore e chi contro. Ad esempio, sul quotidiano La Repubblica del 13/06, un’esponente del Pd ha dichiarato voto favorevole alla delibera motivando la scelta facendo riferimento ai propri figli e al desiderio che essi vengano “educati con principi di una famiglia normale”, legittimando un criterio di “normalità” che spesso è alla radice di atteggiamenti discriminatori, stigmatizzanti ed escludenti verso le famiglie “non standard” ampiamente presenti nella società odierna e quindi anche nelle scuole (monogenitoriali, divorziate, ricomposte, allargate o omosessuali).
Alcune associazioni romane (Archivia, Scosse, La Casa internazionale delle donne) stamattina hanno inviato una lettera al gruppo Pd del Comune, scrivendo le numerose criticità del testo in discussione,dalle premesse al deliberato, e invitando a non sostenere la delibera.
In primo luogo – scrivono le associazioni da anni impegnate nell’educazione sentimentale e nelle pari opportunità — è profondamente erroneo affermare che “è diffusa nelle scuole la tendenza a sviluppare, organizzare e proporre programmi didattici connessi al tema dell’educazione affettiva/sessuale senza una adeguata comunicazione alle famiglie”. Infatti in base alle normative esistente, sono gli organi collegiali presenti in ogni istituto che approvano i piani formativi; organi collegiali in cui, teniamo a ricordalo, sono presenti anche i rappresentanti dei genitori.
In secondo luogo, il riferimento all’articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo, all’articolo 14 della Carta europea e a vari articoli della Costituzione italiana inseriti dal consigliere De Palo nella delibera risultano essere privi di significato in quanto non rispondenti al contesto di cui si parla, dal momento che nel nostro paese la libertà di scelta delle famiglie in base a convinzioni religiose e pedagogiche è ampiamente garantito. Esiste un’ampia offerta di istruzione di ispirazione religiosa.
Si aggiunge poi un ulteriore elemento assai problematico. Il contesto sociale di riferimento per i bambini e le bambine così come per le ragazze e i ragazzi non deve essere limitato, come propone invece il deliberato, al cerchio familiare. Il ruolo della scuola pubblica affidato a educatrici, maestre e insegnanti – personale competente e formato — è anche quello di promuovere una società plurale, tollerante e aperta, con valori condivisi in cui ognuno possa riconoscersi. Questo ha permesso di promuovere nel corso degli anni, tra le altre, anche attività considerate altamente innovative, come quelle inerenti l’integrazione della disabilità e l’intercultura.
Inoltre occorre ricordare che oggi il FORAGS ha una funzione semplicemente consultiva su richiesta della Direzione Generale, all’interno dell’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio, e non rientra in alcun modo nelle sue competenze il potere decisionale in materia corsi di formazione degli insegnanti. Una simile attribuzione lederebbe, quindi, l’autonomia scolastica e la libertà dei docenti minandone l’autorevolezza.
La lettera delle associazioni si conclude con un accorato appello a lasciare alle scuole la libertà di scegliere i propri percorsi formativi in base alle necessità del contesto specifico e a bocciare la delibera, per difendere la scuola laica e per valorizzare le differenze e le pluralità che arricchiscono la nostra società.
*Presidente dell’associazione Scosse
pubblicato su Il Manifesto https://www.scosse.org/paura-
1il 17/06/2014
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