Sul papa, il gender e l’amore
Prosegue la campagna contro le pari opportunità e l’uguaglianza, sostenuta in questi mesi da organi di stampa cattolici, forze di destra più o meno estremiste, vicariato e associazioni dallo stile medioevale, diretta a screditare la scuola pubblica, e finalizzata a mantenere in vita un ordine simbolico e culturale in decadenza, soggetto a forti trasformazioni.
Mercoledì 15 aprile a prendere la parola è stato il Papa in persona, davanti a circa 25 mila persone radunate in piazza San Pietro. Il Papa ha affrontato il tema della differenza sessuale a partire dal racconto della creazione, spiegando che l’uomo e la donna sono creati “a immagine e somiglianza di Dio”.
La catechesi si è articolata intorno a tre nuclei concettuali: il gender e la rimozione della differenza; la somiglianza dell’umano a Dio; il nesso tra la crisi della fede e il cambiamento dei costumi.
Proviamo a scorrere le considerazioni del Papa puntualmente e a commentarle.
1. Il gender.
Il Papa si chiede se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione che mira a cancellare la differenza perché non sa più confrontarsi con essa.
Cosa intende la Chiesa cattolica con il termine gender? Il primo ad avere usato il termine è Papa Benedetto XVI, il 21 dicembre del 2012, definendolo come la “nuova filosofia della sessualità” che contrasta con il racconto biblico della creazione, secondo il quale “appartiene all’essenza della creatura umana di essere stata creata da Dio come maschio e come femmina”.
Fuori dal mondo ecclesiastico, una delle più prestigiose enciclopedie del mondo, usata da milioni di studiosi e studiose, the Stanford Encyclopedia of Philosophy, declina il termine in modo diverso. Il termine viene usato fondamentalmente in due modi. Il primo è per valorizzare l’influenza pervasiva della cultura nella costruzione delle identità, per studiare il cambiamento storico che attraversano i modelli maschili e femminili nelle varie culture e per criticare il determinismo biologico. Il secondo è per sottolineare l’importanza del genere come categoria analitica e punto di vista di discipline e saperi altrimenti “neutri”.
Dagli anni Ottanta si sono sviluppati Dipartimenti di Women’s e Gender Studies in tantissime università, che riflettono su come si costruiscono, si sedimentano e si trasformano le differenze tra uomini e donne. A ben guardare, quindi, il gender non è una teoria, più di quanto non lo sia il calcio, piuttosto è uno strumento di interpretazione, una lente di ingrandimento, un campo di studi che al suo interno può contenere milioni di teorie, tematiche e approfondimenti, alcune in conflitto con altre; così come sul calcio si possono avere opinioni diverse, tecniche di gioco e punti di vista contrapposti.
Quindi, il gender non vuole cancellare la differenza, ma riconoscere che essa ha tante altre origini, non solo quelle della biologia e della genetica, legate al tempo storico e alla società in cui si vive e alle rappresentazioni visive e linguistiche che si ripetono in famiglia, a scuola, nel cinema e nella scienza. Tali rappresentazioni hanno effetti concreti nella vita materiale, sociale, psichica e anche nelle sensazioni corporee delle donne come degli uomini, anzi diventano parte dell’identità di ognuno: da rappresentazioni diventano autorappresentazioni. Mentre la Chiesa vuole biologizzare le differenze per renderle immutabili (a questo riguardo una lettura esemplificativa è Educare al femminile e al maschile di Cantelmi e Scicchitano).
In un certo senso, allora, ha molta ragione Benedetto XVI quando afferma che il concetto filosofico di gender contrasta con il racconto biblico della creazione. Sottolineo che così fa anche tutta la scienza moderna e la Chiesa ha smesso di metterla al bando da diverso tempo.
2. La somiglianza con Dio.
Il Papa dice che la somiglianza con Dio richiede “reciprocità”, capacità di parlarsi e ascoltarsi, cooperare con amicizia, trattarsi con rispetto.
Come non essere d’accordo sul fatto che c’è bisogno di più ascolto reciproco e comprensione. Mi chiedo, però, come si possa predicare l’ascolto, la compassione cristiana e il rispetto reciproco se si giudicano non degni di sposarsi o di crescere un figlio due persone che si amano, solo perché sono dello stesso sesso. Perché un peccatore non può mai giudicare i peccati altrui ma può legittimamente giudicare chi è degno o no di creare una famiglia?
3. La crisi della fede e il cambiamento dei costumi.
Papa Francesco si chiede anche se alla base della “crisi collettiva di fiducia in Dio” non ci sia la crisi della “alleanza tra uomo e donna”.
Questo è il punto su cui è più interessante un dialogo tra credenti e non credenti. L’alleanza uomo-donna fondata sulla tradizione maschilista e patriarcale è in crisi e questa difficoltà è sicuramente in un rapporto di causa ed effetto con il calo dei fedeli.
Le risposte che la Chiesa dà a questa crisi sono di natura eterogenea, alcune intelligenti e innovative, altre arretrate e inadeguate, come la campagna diffamatoria sul gender, che fa acqua da tutte le parti.
Monica Pasquino
pubblicato il 16/04/2015 su huffingtonpost.it
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