Nasce la Fondazione Teatro Valle, speriamo la prima di una lunga serie
Sul palco del Teatro Valle, Nanni Moretti leggeva il finale di “Il Caimano” sull’abuso di potere, accompagnato dal maestro Franco Piersanti e dall’orchestra Roma Sinfonietta.
Stamattina, l’attualità di quel racconto, lucido e spietato, mi ha colpito i pensieri come un boomerang, mentre ero seduta nella stessa platea di quella sera, per la presentazione del primo atto della Fondazione Teatro Valle Bene Comune.
Mere coincidenze oppure l’eterno ritorno dell’identico, chissà.
Allora sindaco di Roma era l’ex fascista Alemanno e ricordo anche il sottosegretario ai Beni Culturali, Francesco Giro, che definì l’occupazione del Valle una “dimostrazione di violenza politica”.
Intanto, nel teatro i giorni passavano, fino a diventare 27 mesi di occupazione
densissima: oltre 2000 artisti, più di 2800 ore di formazione e 5300 le persone diventate socie fondatrici per un capitale sociale complessivo di 143000 mila euro.
Alla conferenza stampa di oggi, la Fondazione viene definita “un modello di rigore giuridico” e una “via d’uscita dall’illegalità” per gli occupanti. Da oggi in poi “sulla scena istituzionale c’è un soggetto nuovo che Comune e Regione non potranno ignorare”. A parlare è Stefano Rodotà.
Diversa è, invece, l’opinione dell’Assessora alla Cultura di Roma, Flavia Barca, che vuole trovare una nuova casa agli occupanti del Valle, perché la nascita della Fondazione “non è di per sé sufficiente a ristabilire la legalità”.
In Italia, dove la classe politica si sta esibendo nell’ennesimo spettacolo di indecenza, mettendo in mostra la propria strutturale incapacità a essere portavoce di istanze democratiche, la risposta del Valle (e di altre esperienze) è l’invenzione di nuove forme di governo per difendere i beni comuni e sottrarli all’arroganza del profitto privato.
Senza assediare la città, senza vetri rotti né volti coperti, ma con la potenza della creatività, delle parole e delle pratiche della partecipazione, con l’aiuto di giuristi come Rodotà e Ugo Mattei, è stato fermato un progetto di privatizzazione del teatro più antico di Roma ancora in attività. E’ stata vinta una vertenza professionale e si è aperto un percorso che inaugura una forma nuova di istituzione del comune.
Un teatro vuoto è un teatro morto.
Nasce la Fondazione e l’augurio più grande che possiamo farle è che non resti un caso isolato. Speriamo nascano presto nuove istituzioni del comune e che sappiano federarsi assieme, tessendo pratiche condivise, coltivando relazioni e immaginari, per colmare un po’ del vuoto politico nel quale siamo immersi.
Evviva il coraggio dell’imprudenza. E auguri alla nuova istituzione del comune.
pubblicato il 18/09/2013 su http://goo.gl/SS0TOK
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