Non hanno avuto il coraggio di metterci la faccia e hanno votato a scrutinio segreto. Martedì sera la maggioranza di centro-destra del Consiglio regionale della Lombardia ha approvato la mozione della Lega Nord contro la «teoria del gender» che sarebbe insegnata nelle scuole. Un documento «ignorante, oscurantista» e omofobo l’hanno definito le opposizioni. Alla giunta di Maroni è stato chiesto di premere sulle autorità scolastiche per ritirare il materiale informativo che promuovono l’educazione alle differenze e contro il bullismo omofobo dalle scuole, attività in cui sono impegnate centinaia di associazioni in tutto il paese, Lombardia inclusa, insieme a genitori e docenti. Pochi giorni dopo l’inizio dell’anno scolastico l’offensiva è ripresa. Ieri è stata annunciata l’intenzione di convocare un «family day» a Roma per contrastare lo spettro di una teoria inesistente. «Per ora non è stata ancora definita una data ma potrebbe anche essere decisa nelle prossime settimane — ha detto ieri Alessandro Fiore, portavoce di ProVita, una delle associazioni che hanno organizzato il «family day» del 20 giugno scorso a Roma.
L’offensiva si è mossa in grande stile anche nella Capitale. Ieri ProVita ha pagato un annuncio su diversi quotidiani della città per denunciare i programmi «che si ispirano alla “teoria del gender” o studi di genere». L’associazione ha presentato anche un «vademecum» per i genitori e ha annunciato un documento con proposte alternative su come interpretare e lottare contro gli stereotipi di genere a partire dai banchi di scuola.
L’obiettivo della campagna è ribadire la «naturalità» del nucleo familiare composto da un uomo e una donna e vigilare sui programmi di insegnamento. La polemica riguarda anche il governo. Per il fronte il «pericolo gender» sarebbe infatti presente nella «Buona Scuola». Un’insinuazione respinta più volte dalla ministra dell’Istruzione Stefania Giannini che non ha escluso di potere ricorrere alle vie legali contro chi diffonde queste tesi. Anche ieri il Miur ha reagito duramente: «Sciacallaggio sull’inesistente e allarmismo creato ad hoc. La regione Lombardia non ha competenza in materia» è stata la reazione del sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone alla mozionedella Regione Lombardia . Il fronte avverso ha rilanciato la sua battaglia fino al punto da condannare atti internazionali e politiche liberali come veicoli dell’«ideologia» condannata: «Con la legge Buona Scuola si invita ad educare alla “parità di genere” e si richiamano certe norme, come la Convenzione di Istanbul» sostiene ProVita.
«Faraone e Giannini non possono limitarsi a mandare una circolare nelle scuole in cui si afferma che la “teoria del gender” non esiste — afferma Monica Pasquino, presidente dell’associazione Scosse, tra le più impegnate nei programmi di educazione alle differenze — Il discorso è molto più articolato. Bisogna affermare l’utilità degli studi di genere e investire sulle buone pratiche didattiche, come sta facendo tra gli altri il Comune di Roma con la “Rome Rainbow Week” in questi giorni. L’offensiva non va sottovalutata perché su questi temi si sta giocando il Ddl sulle unioni civili e il Sinodo sulla famiglia in Vaticano. Bisogna però per una volta dire che la società italiana è molto più avanti e vive in una realtà pluralistica dove la vita e la composizione delle famiglie è cambiata. Divorziate, ricomposte conviventi, sono ormai molte le forme in cui oggi si dà la convivenza».
pubblicato l’8/10/2015 sul Manifesto