Con questa lettera ci rivolgiamo a tutto il mondo della scuola e dell’educazione, per spiegare perché il Congresso mondiale delle famiglie investe direttamente l’istituzione scolastica, le nuove generazioni, insegnanti e genitori, e perché tutte e tutti quelli che hanno a cuore la cittadinanza democratica e plurale hanno il dovere di prendere parte alla grande mobilitazione di sabato 30 marzo a Verona indetta da Non Una di Meno e supportata da moltissime associazioni e gruppi della società civile.
In aule colorate e spaziose così come in edifici cupi e cadenti, nelle periferie e nel centro delle città, con lo spunto dell’insegnamento di algebra o geografia oppure all’interno di laboratori extra curriculari, con aggiornamenti per il corpo docente o incontri rivolti a genitori e adulti di riferimento, ogni giorno entriamo nella scuola pubblica con un solo obiettivo: offrire nuove opportunità alle bambine e ai bambini, alle ragazze e ai ragazzi, dalla prima infanzia alla maggiore età. Offrire l’opportunità di diventare adulti e adulte consapevoli, in grado di esercitare il senso critico e la libertà di scelta. Questo è il nostro dovere, al di là delle famiglie di appartenenza, delle culture di origine e del conto in banca dei genitori, a partire dalle risorse, dai desideri, dalle competenze e abilità di ognuna/o. Offrire l’opportunità alle bambine di innamorarsi delle principesse in rosa, ma anche delle astronaute, delle poetesse e delle avvocate che sfidano esclusioni e supremazie millenarie. Offrire l’opportunità ai bambini di rispecchiarsi in più immagini della mascolinità, rompendo la dittatura della virilità e dell’uomo impavido che non ha mai paura. Offrire a tutti e a ognuna una cassetta degli attrezzi per imparare ad autodeterminarsi e a divenire adulte/i in sintonia con i propri desideri sfidando le aspettative della società.
Sappiamo bene quanta violenza generano i modelli e le norme di genere che in forme esplicite ed implicite abitano le nostre scuole. Esclusioni, offese, bullismi, molestie fisiche e verbali sono elementi che fanno parte della vita scolastica quotidiana e causano dispersione, sofferenze e discriminazione. Ma si possono trasformare e la scuola pubblica e tutti i contesti educativi possono diventare luoghi in cui gli stereotipi di genere, i modelli dominanti, il razzismo e la cultura della violenza omofobica e di genere possono essere combattuti. La scuola pubblica, infatti, ha un ruolo strategico nella costruzione di nuove generazioni in grado di fare i conti con la complessità, dotate degli strumenti per decodificare il presente e costruire il futuro sulla strada dell’autonomia e della partecipazione.
In questo momento storico di odio e oscurantismo, però, la libertà, autodeterminazione e senso critico che la scuola pubblica può coltivare fanno paura; ed è per questo che le attività ed i progetti di educazione alle differenze sono profondamente osteggiati e sono oggetto ormai da alcuni anni di una campagna diffamatoria che vorrebbe impedire che la scuola pubblica si occupi compiutamente non solo di didattica, ma anche di educazione al genere, alle differenze e alla sessualità. I detrattori dell’educazione alle differenze sono gli stessi che in nome della ‘natura’ propongono un modello unico di amore e di famiglia, che mettono in discussione l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza o l’accesso delle donne al mercato del lavoro e che considerano le persone omosessuali o trans malate da curare.
Sono gli stessi che si sono dati appuntamento a Verona dal 29 al 31 marzo 2019 in occasione del XIII Congresso mondiale delle famiglie a cui parteciperanno i ministri Salvini, Fontana e Busetti a conferma dell’orientamento di questo governo in termini di diritti, famiglie e educazione.
Abbiamo preso il compito dell’educare alla democrazia, alla pluralità e al rispetto delle differenze così sul serio da averci costruito, negli anni, una vasta rete, che coinvolge migliaia di insegnanti, associazioni e genitori e ogni anno promuove eventi di autoformazione gratuita. E per questo parteciperemo attivamente alle giornate di mobilitazione indette a Verona da Non una di meno nei giorni del congresso e a tutte le iniziative che promuovono cultura ed educazione alle differenze, per una società dove sessismo, razzismo e omofobia non abbiano più cittadinanza e per una scuola pubblica, laica, libera e plurale, il più forte antidoto al populismo del nostro governo e al vento antidemocratico che attraversa l’Europa.
La rete Educare alle differenze