Expo-sindacati, un accordo contro il nostro futuro
L’accordo sul lavoro siglato a Milano in vista dell’Expo 2015 diventa quello che nei scorsi giorni avevamo anticipato: un laboratorio per produrre lavoro senza diritti che, con il pretesto dell’eccezionalità dell’evento, avalla la creazione di un nuovo plotone di precari specializzati, con un larghissimo uso di lavoro gratuito.
La logica della deregolamentazione del lavoro e della derogabilità dei contratti vince sull’antica e romantica idea che senza diritti non c’è lavoro, ma solo schiavitù.
Ieri mattina, la Expo 2015 Spa e i sindacati confederali hanno raggiunto un’intesa che introduce nuovi strumenti deregolativi. L’accordo prevede la stipula di contratti in deroga rispetto alle norme vigenti (apprendistato, stage e assunzioni a tempo determinato) e alla direttiva europea 70 del 1999, per 800 giovani che tra il 2014 e il 2015 si aggiungeranno all’organico della Società. Ci sarà anche spazio per centinaia di volontari al giorno (per minimo 5 ore e per una permanenza media di due settimane) che consentirà di attivare 18.500 vittime di lavoro gratuito.
Il protocollo riguarda i sei mesi dell’esposizione universale e il periodo di preparazione precedente. Ad essere coinvolti soprattutto i giovani, ma anche quanti sono usciti dal ciclo produttivo (persone in mobilità e disoccupati).
Plaudono il presidente del Consiglio, il ministro del Lavoro e il sindaco Pisapia: secondo Letta “sulla base dell’intesa raggiunta a Milano si può pensare a un modello nazionale”.
Non a caso, Sacconi sfrutta l’occasione per auspicare l’abolizione della causalità dei contratti a termine e per chiedere la rapida conversione del decreto “Letta-Giovannini” che elimina la “causalità” sul primo contratto.
Insomma, questo accordo indica la strada per lo sviluppo delle economie immateriali che governo, imprese e parti sociali vogliono eseguire in ambito nazionale e che noi – polli lavoranti in batteria e nei call center, precari cognitivi, fascia media dei morti di fame e stagisti di belle speranze e fumo – dobbiamo bloccare.
Anche per noi l’Expo 2015 è un appuntamento importante. Per questo, in quel contesto, dobbiamo organizzare il nostro “grande evento” per dire che l’economia dei “grandi eventi” non è il volano della crescita ma delle nostre vite spezzate, senza sicurezze né progettualità.
Andiamoci all’Expo per chiedere un reddito minimo garantito, l’unica battaglia possibile per arginare il ricatto, se pure chi difende i diritti del lavoro crede che la nostra generazione possa andare in deroga e firma per rinunciare a contratti giusti in nome dell’esigenza delle imprese di risparmiare sul costo del lavoro.
Lavoro a tutti i costi? No grazie. E spero che ve lo faremo capire con un grande evento.
Pubblicato il 24/07/2013 su http://goo.gl/JSmm8w
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