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Educazione alla violenza di genere nei libri di testo

Da Team Scosse
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rossofuoco scuola primaria

Ogni giorno entriamo nelle scuole, incontriamo genitori, educatrici e insegnanti, ragazze e ragazzi perché una prospettiva di genere, altri modelli di relazione, il rispetto dell’altra e dell’altro permeino la scuola e i contesti educativi. Purtroppo il lavoro meritorio e approfondito svolto in questi anni da Irene Biemmi prima (Educazione sessista. Stereotipi di genere nei libri delle elementari, Rosenberg&Sellier, 2010) e più di recente da Cristiano Corsetti e Irene Scierri (Differenze di genere nell’editoria scolastica. Indagine empirica sui sussidiari dei linguaggi per la scuola primaria, Nuova cultura, 2016) ci restituisce un panorama dei libri di testo, offerti ai bambini e alle bambine della scuola primaria, avvilente: il codice di autoregolamentazione prodotto alla fine degli anni Novanta nell’ambito del progetto Polite per contrastare la presenza di stereotipi sessisti nei libri scolastici è fondamentalmente disatteso. Eppure c’è ancora qualcosa che riesce a farci sussultare, in grado ancora di stupirci … negativamente.

Il libro Rossofuoco, testo di letture per la seconda classe di scuola primaria, edito da Ardea editrice, ci propone, nella versione ad uso delle insegnanti, una raffinata forma di educazione alla violenza di genere all’interno della relazione coniugale.

La scheda Due pesciolini innamorati richiede che venga completato il testo aiutandosi con le domande guida. Il brano racconta che “un giorno una pesciolina palla si innamorò di un pesce-martello. Ogni volta che volevano baciarsi, la povera pesciolina riceveva una martellata in testa e, dopo un po’, le spuntava un bernoccolo grosso come una melanzana e rosso rosso come un pomodoro maturo …” A questo punto le domande guida invitano a completare la storia “dei due pesci innamorati”.

Mentre in centinaia di migliaia scendiamo in piazza gridando il nostro rigetto verso ogni forma di violenza maschile contro le donne, di violenza di genere, di violenza omofoba, verso la società e la cultura che la producono, che la giustificano e che la tramandano.

Mentre quotidianamente ci impegnamo per diffondere un’educazione che promuova le differenze, il rispetto, la libertà di essere e di desiderare, che renda i bambini e le bambine, donne e uomini di domani, liber@ da un modello eteronormativo, all’interno del quale sia l’uomo il pater familia (come ancora oggi ci ricordava un amministratore pubblico durante un colloquio) il decisore, possessore e prevaricatore, mentre, dicevo, crediamo di poter incidere positivamente sugli immaginari in costruzione, a scuola si insegna (al prezzo di 15 euro a volume) che l’amore è martellate, lividi, sopportazione, sofferenza e sacrificio … e che, al di là di tutto questo, l’amore coniugale, la sopravvivenza della coppia, la sua solidità e indissolubilità trionferanno sulla pelle di bambine e bambini, donne e pescioline che la subiscono quotidianamente.

Ma la scuola ovviamente non è solo questo, per fortuna, e la didattica non è solo libri di testo: esistono collegi docenti che non li adottano e insegnanti che sanno inventare il loro percorso giorno dopo giorno, anno dopo anno, connotando la pratica educativa con una prospettiva di genere, progettando a partire dall’osservazione del contesto e delle alunne e degli alunni che hanno davanti, dedicando quel denaro all’acquisto di libri di qualità che sono chiavi che aprono porte, nel presente e nel futuro, dove ognun@ può trovare il proprio spazio di libertà e la propria rappresentazione.

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