Educare alle differenze, il giorno dopo
La giornata trascorsa ieri a Educare alle differenze II a Roma è stata intensa, ricca, emozionante!
Prima di tutto però voglio ringraziare le organizzatrici del meeting che quest’anno, dopo il rodaggio del primo anno, sono state ancora più brave! Tutto perfettamente organizzato: le registrazioni, gli spazi, la puntualità dei workshop, il pranzo… l’unico problema è stato il caldo ma certo non era dovuto a loro colpe!
Come l’anno scorso già arrivare nel cortile della scuola è un sentirsi a casa, sentirsi fra persone con cui c’è un comune sentire (scusate la cacofonia ma ci voleva…), sapere di essere, dopo tutti questi mesi di discussioni e di tentativi di combattere i tentativi di scardinamento dell’importanza di educare alle differenze, fra persone che stanno vivendo le stesse discussioni, gli stessi obiettivi, gli stessi problemi. Unite dal desiderio di trovare strategie comuni per far prevalere la buona informazione sulle menzogne, la verità sulle bufale. Perchè si può essere in disaccordo ma è necessario essere onesti, non manipolare, non imbrogliare, non confondere. Ed è per questo che mi è piaciuto l’invito in plenaria rivolto dalla Presidente di Scosse, Monica Pasquino, ad eventuali giornalisti/e presenti magari non in sintonia con il nostro comune sentire sul progetto, di girare, guardare, ascoltare però poi raccontare senza menzogne!
Ma ieri non eravamo in disaccordo ed è bello trovarsi per individuare comuni strategie. E’ stato bello ad esempio parlare del nostro libro La grammatica la fa… la differenza!, senza dover affannarci a spiegare perchè è importantissimo usare il linguaggio sessuato ma dovendo solo raccontare come noi suggeriamo di farlo e cosa dice la nostra grammatica (della lingua italiana). E’ bello che ti venga incontro un ragazzo dell’Anddos con il loro volantino sulla “bufala gender” e potergli dire che lo prendi volentieri anche se sulla questione sei informatissima…
Purtroppo bisognava scegliere, i workshop interessanti erano tanti, lo erano tutti. Io come primo ho scelto quello su Il gioco del rispetto, affollatissimo, perchè in questi mesi se ne è parlato tanto ed è stata una delle attività più manipolate nell’informazione. E poi le donne nella letteratura con l’indicazione di cercare le autrici donne nelle più diverse fonti, gli spot discriminatori, le famiglie negli albi illustrati (raccontate da Rossella Caso dell’Università di Foggia), le rappresentazioni del femminile nella storia nei sussidiari della scuola primaria e il progetto di una collana per raccontare le storie assenti (a cura di Settenove), il sessismo e la violenza di genere raccontate dalle blogger di NarrAzioni differenti… solo alcuni dei tanti momenti cui ho potuto partecipare, tra un incontro, un caffè, tante conversazioni, un salto al banchetto della libreria per mostrare i libri della Casa Editrice Mammeonline, una visita veloce alla biblioteca del circuito Biblioteche di Roma annessa alla scuola… poi alla fine un divertentissimo momento nel cortile con il gruppo teatrale Protestarte, cio un clima diventato clemente che ha permesso di godere della bravura di Oliver Malcor e degli altri attori e attrici che hanno realizzato una divertentissima parodia della bufala gender parlando e giocando con il pubblico.
E naturalmente c’è stato il nostro workshop su La grammatica la fa differenza, la relazione di Gemma Pacella come sempre intensa, la mia più esplicativa. Un workshop partecipatissimo, con un pubblico attento, interessato, desideroso non di capire se è giusto usare il linguaggio sessuato, ma di capire come fare per insegnarlo ai bambini e alle bambine, come fare perchè venga usato di più, quali sono le giuste modalità. Insomma… il comune sentire di cui dicevo…
E poi il ritorno a casa, dopo altre tre ore di chiacchiere in auto, e condivisione degli incontri cui ognuna di noi aveva participato. Ma soprattutto con la sensazione di non essere sole, di essere più forte, di sapere che ci sono tante donne e tanti uomini con cui confrontarsi. E tante giovani e tanti giovani, soprattutto. Energie fresche di cui c’è un grande bisogno. Tra le altre cose tornando a casa ho letto l’ennesimo articolo dei sostenitori della bufala gender, che ora hanno coinvolto pure Simone de Beauvoir, che diceva che “donna non si nasce ma si diventa”. Farebbero pena se non facessero rabbia. Da oggi tocca ricominciare a spiegare, purtroppo. E tocca pure spiegare cosa voleva dire de Beauvoir con questa frase, tocca spiegare che non si riferiva al cambiamento di sesso (ahimè). Una bambina diventa donna chiedendo alla maestra di dire anche Buongiorno bambine quando entra in classe, imparando a non riconoscersi negli stereotipi che la vogliono in un certo modo, desiderando scoprire le importanti figure femminili della storia, crescendo con la consapevolezza di dover esigere di essere rispettata dagli uomini, leggendo i bei libri per l’infanzia, imparando ad autodeterminarsi…
E oggi purtroppo si ricomincia a discutere, a leggere bugie, a parlare con gente manipolata. E ad educare alle differenze, che è un’espressione che preferisco rispetto ad “educare al genere”, sia perchè crea meno equivoci sia perchè è più inclusiva, ed è importante che lo sia in questo triste periodo di razzismi e oltranzismi.
E allora, in bocca alla lupa a noi!
Articolo di Donatella Caione
pubblicato il 21/09/2015 su lascuoladellemamme.net
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