Attacco di Pro Vita a SCOSSE
In un momento storico in cui gli ennesimi terribili femminicidi hanno smosso in modo inaspettato un’opinione pubblica pronta ad ascoltare nuove istanze culturali alla luce del fallimento delle passate. In un momento storico in cui mezzo milione di persone scende in piazza insieme a Non una di meno per lottare contro la violenza patriarcale. In un momento in cui si accendono i riflettori su un lavoro spesso invisibilizzato, in cui si inizia a mettere al centro dei dibattiti l’importanza di un’educazione all’affettività come strumento per contrastare e prevenire la violenza di genere, ci ritroviamo a dover rispondere in prima persona agli attacchi diffamatori di Pro Vita, megafono antiabortista della parte più estrema della cultura reazionaria
Ieri nella trasmissione televisiva “Piazza Pulita”, in onda su La7, Maria Rachele Ruiu di ProVita & Famiglia ha diffamato la nostra associazione e i corsi di formazione rivolte a educatrici, educatori e insegnanti dei nidi e delle scuole dell’infanzia di Roma Capitale, condotti da alcune formatrici che fanno parte di SCOSSE.
Maria Rachele Ruiu ha affermato prima di aver letto e poi di aver visto lei stessa un corso di formazione di SCOSSE obbligatorio per educatrici 0-6 anni in cui veniva detto dalle nostre formatrici “che se il bambino non voleva giocare con la cucina allora tu nella classe levagli i giochi che gli piacciono così alla fine va a giocare con la cucina”
La calunnia mossa distorce in modo volontariamente diffamante l’intera formazione svolta dalle nostre formatrici visibile sulla pagina youtube di Formazione Personale educativo e scolastico.
Una formazione in cui si è parlato di come “presentare delle possibilità di gioco, delle possibilità di spazio, di attività che possano piacergli, affascinarli e conquistarli al di fuori di quegli schemi è una grande ricchezza che diamo loro. È la possibilità di scoprire che qualcos’altro ci piace e non ci piace”
Da più di dieci anni SCOSSE è convinta della necessità di partire dalla primissima infanzia per allargare gli immaginari, decostruire stereotipi, sradicare pregiudizi e prevenire e contrastare la violenza di genere. L’osservazione da parte del nostro sguardo adulto del gioco libero e del gioco simbolico, nel pieno rispetto della libertà di questi momenti, è uno strumento prezioso per comprendere le relazioni tra le persone bambine, e il possibile radicarsi di stereotipi di genere e di ruolo, e per aiutarci a progettare attività condivise e a ripensare gli spazi della classe.
La possibilità di scoprire che qualcosa ci piace o non ci piace non è privare ma acquistare una libertà e una possibilità che evidentemente continua a far paura, perché accompagna la crescita di soggettività in grado di autodeterminare il proprio futuro.
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