Violenza di genere: le linee guida che non guidano
L’APS EDUCARE ALLE DIFFERENZE sulle LINEE GUIDA della Ministra FEDELI
Nei giorni scorsi sono state emanate dalla Ministra Valeria Fedeli le Linee guida previste dall’articolo 1, comma 16 della legge 107 che riforma il sistema nazionale d’istruzione e reclutamento (Legge 107/2015).
Il comma 16 prevede che l’offerta formativa assicuri l’attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità dei sessi, la prevenzione alla violenza di genere e di tutte le discriminazioni, per informare e sensibilizzare studenti, docenti e famiglie.
Si tratta di uno strumento importante e lungamente atteso per dare gambe e concretezza alla dimensione educativa e formativa di una legge che altrimenti rischiava di rimanere lettera morta e di cui invece, come testimoniano i molteplici casi di cronaca di violenza di genere, omofobia e bullismo, la scuola italiana ha un enorme bisogno.
Tuttavia la sensazione che ne abbiamo come rete di associazioni da anni impegnate a valorizzare l’educazione alle differenze nel mondo della scuola è di un’occasione mancata.
L’impostazione complessiva del testo è generica e vaga: attendavamo un set di strumenti puntuali di intervento, capaci di fornire sia il quadro interpretativo che le indicazioni operative necessarie per implementare attività nelle scuole di ogni ordine e grado. Il testo presentato il 27 ottobre, invece, ha la forma della “dichiarazione d’intenti” e l’impostazione sia politica che educativa è visibilmente segnata da compromessi e omissioni che rischiano di depotenziarne e svuotarne efficacia e significato.
Inoltre, nelle Linee guida troviamo continui riferimenti a una distinzione intrinseca tra il maschile e il femminile e al conseguente presupposto della famiglia tradizionale che fa scomparire – e ci pare una mancanza estremamente grave – la pari dignità di tutte le famiglie, comprese quelle omogenitoriali, e un riferimento esplicito alla pluralità degli orientamenti sessuali e delle identità di genere.
Il nostro osservatorio sul mondo della scuola ci rende assolutamente consapevoli che le differenze sono un bene indivisibile e che non solo è impensabile – rispetto ai bisogni e alle complessità di cui bambin* e ragazz* sono portatori – citarne solo alcune e tacerne altre, così come è dovere della scuola accoglierle tutte e lavorare in senso educativo per non lasciarne nessuna al margine. Non possiamo quindi ritenere sufficiente l’impegno a contrastare la violenza di genere, se si omette la lotta al bullismo omofobico o alla transfobia.
Queste Linee guida dovevano rappresentare un punto di arrivo, dopo molti anni di dibattito sull’educazione alle differenze, mentre ci sembrano ancora un punto iniziale di elaborazione. Tuttavia, come ogni atto istituzionale, vanno guardate nell’insieme della strategia complessiva. Per dare loro una valutazione completa, aspetteremo di leggere le prossime indicazioni sul patto di corresponsabilità educativa, che entra nel sempre più delicato rapporto tra scuola e famiglie nella speranza che vada nella direzione della collaborazione e non nella subordinazione del mondo della scuola all’impostazione valoriale dei genitori.
Riteniamo che il mondo della scuola debba essere sottratto a strumentali battaglie ideologiche per mettere al centro il benessere di tutte le soggettività che la vivono – a cominciare dalle e dagli studenti – e per recuperare il ruolo fondamentale di agenzia educativa autorevole capace di guardare in faccia con coraggio e lungimiranza la realtà sociale, i problemi e le sfide che questa gli pone.
La rete di Educare alle differenze lavorerà fin da ora per dare concretezza e respiro e per ampliare queste indicazioni e per fare pressione affinché i loro più macroscopici limiti possano essere superati nel futuro prossimo. Forte dell’esperienza che ogni giorno viviamo nelle scuole come docenti e insegnanti, formatori e formatrici del privato sociale, genitori.
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